trio
Matteo, Francesco e Karin


05.03.2025 |
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"Bionda, occhi chiari e profondi, snella ma con curve che parlavano una lingua universale..."
Correva l'anno duemila e Matteo e Francesco erano belli, spensierati, ma non assatanati di sesso... però...Matteo e Francesco erano amici da una vita. Due caratteri diversi ma complementari: Matteo, il più spavaldo, l’anima della festa, sempre pronto a scherzare; Francesco, più raffinato, di quelli che sanno ascoltare e sedurre con un sorriso accennato e le parole giuste. Quando decisero di fare un viaggio insieme a Stoccolma, nessuno dei due immaginava che sarebbe stata un’esperienza così... memorabile.
La capitale svedese li accolse con il suo fascino gelido e sofisticato. Le strade eleganti di Östermalm, i canali ghiacciati che riflettevano le luci della città, e Gamla Stan con le sue case dai colori caldi e le strade acciottolate sembravano uscite da una favola nordica. Dopo una giornata di esplorazione tra i vicoli storici e una cena abbondante a base di aringhe e acquavit, i due amici decisero di visitare il Museo Vasa, uno dei più celebri di Stoccolma.
Ed è proprio lì che accadde l’inaspettato.
Mentre Matteo raccontava a voce alta e con il solito tono esuberante la storia della nave affondata, una voce femminile alle loro spalle intervenne con un accento dal suono esotico e seducente:
"In realtà, il Vasa affondò perché era troppo stretto e alto rispetto alla larghezza dello scafo. Gli svedesi non sempre fanno le cose perfette, sai?".
Si voltarono di scatto. Davanti a loro, con un sorriso sbarazzino, c’era Karin. Bionda, occhi chiari e profondi, snella ma con curve che parlavano una lingua universale. Metà svedese, metà ungherese, una combinazione esplosiva di eleganza nordica e sensualità dell’Est.
In pochi minuti la conversazione si trasformò in un gioco di battute e sguardi allusivi. Karin aveva una risata che accendeva l’aria, e un modo di fare che lasciava intendere che non fosse tipo da tirarsi indietro di fronte alle avventure. Dopo un paio d’ore e qualche drink in un bar raffinato del centro, la chimica tra i tre era ormai palpabile.
Due giorni dopo, con la scusa di un’ultima serata insieme, si ritrovarono nell’appartamento affittato da Francesco, un attico con vista mare che sembrava fatto apposta per serate indimenticabili. La luce soffusa, il vino rosso e il sottofondo musicale creavano un’atmosfera sospesa tra l’eleganza e la trasgressione.
Karin si appoggiò al divano, il suo vestito scivolò leggermente sulle gambe perfette, rivelando la corsetteria verde con profili neri che avvolgeva il suo corpo con eleganza seducente. Matteo, con il suo solito piglio spavaldo, si avvicinò con un sorriso malizioso.
"Allora, signorina, cosa ti ha spinto a passare la serata con due italiani?"
Lei sorrise inclinando la testa, facendo ondeggiare i capelli biondi.
"Semplice. Ho un debole per gli uomini che sanno cosa vogliono."
Francesco, più discreto, si avvicinò versandole un altro bicchiere di vino. "E cosa vuoi tu, Karin?" chiese con voce bassa e profonda.
Lei non rispose subito. Invece, prese un'oliva dal piattino sul tavolo e la portò lentamente alle labbra, mordendola con un sorriso giocoso. "Dipende... quanto siete disposti a giocare?"
Quello fu l’inizio di una seduzione raffinata e sottile. Karin propose un gioco: ognuno avrebbe dovuto sussurrare qualcosa di audace all’orecchio dell’altro, senza arrossire. Se qualcuno avesse esitato, avrebbe dovuto togliersi un capo di abbigliamento.
Le parole si fecero sempre più calde, gli sguardi più intensi. Francesco, con la sua voce vellutata, sussurrò frasi che fecero fremere Karin. Matteo, più sfacciato, si divertì a provocare con battute sensuali e ironiche. Karin, invece, lasciava cadere ogni tanto una frase piccante, mordendosi il labbro inferiore, osservando le loro reazioni con occhi scintillanti.
Quando i tre si trovarono ormai quasi senza vestiti, Karin si alzò in piedi e si avvicinò lentamente a loro. "Se volete immortalare questa serata... accetto, ma solo a una condizione."
Matteo alzò un sopracciglio intrigato. "E quale sarebbe?"
Karin si avvicinò alla sua borsa e ne estrasse una mascherina nera di seta. La fece scivolare tra le dita con un sorriso malizioso.
"Lo facciamo solo se posso indossare questa."
Francesco si scambiò uno sguardo con Matteo, entrambi decisamente intrigati. "Affare fatto," rispose con un sorriso ammaliante.
E così, la serata prese una piega ancora più eccitante.
Il sole tiepido della tarda mattina accarezzava la spiaggia. Dopo un rapido caffè e qualche sorriso complice, Karin li convinse a scendere verso la battigia per un ultimo gioco.
"Facciamo qualcosa di divertente... un gioco da spiaggia, ma con una piccola sfida," propose con un sorriso intrigante.
Francesco si stese sulla sabbia, guardandola con aria incuriosita. "E quale sarebbe la sfida?"
Karin affondò le dita nella sabbia e, con un'espressione maliziosa, annunciò: "Vi legherò le mani dietro la schiena con i lacci del mio bikini. Dovrete riuscire a liberarmi senza usare le mani."
Matteo rise, già entusiasta dell'idea. "E se falliamo?"
"Allora vi toccherà subire una mia punizione."
Il vento accarezzava le onde mentre il gioco prendeva vita, tra risate, provocazioni e sfide sensuali. Il sole di Stoccolma scaldava la pelle, ma l’atmosfera era resa ancora più bollente dal desiderio che aleggiava tra loro. Era chiaro che quella notte non era stata solo un episodio isolato, ma l’inizio di qualcosa di ancora più travolgente.
Quando finalmente si liberarono, tra baci rubati e sabbia sulla pelle calda, Karin rise, accarezzandoli entrambi. "Direi che possiamo dichiarare questa vacanza ufficialmente... perfetta."
Francesco e Matteo si scambiarono un’occhiata complice. Sì, Stoccolma non sarebbe mai più stata la stessa per loro.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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